Halloween in Gallura: Li molti e molti

Anche in Sardegna si festeggia la festa degli spiriti!

La famosa frase “trick or treat” che caratterizza la festa di Halloween americana è ormai diffusa in tutto il mondo. I bambini (e più di qualche volta anche gli adulti) si preparano con maschere e travestimenti a tema, per andare di casa in casa a chiedere “ dolcetto o scherzetto”(la sua cugina italiana).

Pochi sanno che questa tradizione, che tutti pensano come prodotto di importazione statunitense, in realtà sia sempre esistita anche in Sardegna, più precisamente in Gallura.

Negli ultimi decenni dell’800 la situazione economica dell’Italia era precaria.

La società era divisa in due parti: i ricchi e i poveri. La classe media non esisteva e chi faceva parte dei poveri, pativa la fame e aveva difficoltà a sfamare la propria famiglia. I beni di prima necessità scarseggiavano e si era costretti ad elemosinare un tozzo di pane e qualche straccio per riuscire a sopravvivere e a sfamare i propri figli.

In occasione della festività dei santi e dei morti (1 e 2 novembre), la società benestante, (in gallurese “li ricchi”), per ringraziare i propri defunti delle ricchezze ereditate e delle condizioni di vita vantaggiose di cui si godeva, era solita lasciare delle pietanze e dei dolciumi sul davanzale delle proprie case, in omaggio alle anime dei propri morti. Così “li poari” (i poveri), approfittavano per racimolare qualche prelibatezza senza dover chiedere l’elemosina, servendosi direttamente dai davanzali delle case di queste persone. L’indomani mattina, “li ricchi”, trovavano il piatto vuoto.  Credenza voleva che i propri cari defunti avessero apprezzato di buon grado il gesto.  Per i cosiddetti “poari valgugnosi” ovvero quelle persone che per orgoglio personale provavano vergogna nel chiedere l’elemosina, era un giorno molto lieto.

Col passare del tempo, questa usanza si consolida e si estende a tutte le persone meno abbienti. Nella notte tra il primo e il 2 novembre  si  comincia a suonare i campanelli dei ricchi chiedendo “li molti e molti”. I ricchi approfittano dell’occasione per fare della beneficenza e alleviare almeno in parte le pene dei meno fortunati. Ci si preparava già alla giornata con dei dolciumi o del pane da offrire a chi lo veniva a chiedere. Oltre ad un momento di solidarietà, questa usanza diventa anche un’occasione di coesione sociale, sopratutto nei piccoli centri abitati.

La tradizione si è conservata, giungendo fino ai giorni nostri.  Fortunatamente non sono più i poveri a suonare i campanelli, perché le condizioni di vita sono migliorate. I protagonisti  sono diventati invece i bambini, che si organizzano in gruppetti e vanno a chiedere “li molti e molti” per le vie del paese durante il pomeriggio. Chi apre la porta, oltre ai dolciumi, regala qualche spicciolo. Lo scopo è quello di divertirsi, passare del tempo insieme e racimolare un gruzzoletto. Il tutto si conclude  andando poi in pizzeria a passare una serata in allegria.

Per la gente del paese che apre le porte, è un modo per conoscere le nuove generazioni, scambiare quattro chiacchiere e passare un pomeriggio diverso dal solito. Le vecchiette approfittano dell’occasione per sfoderare qualche vecchio ricordo da condividere con qualcuno. La giornata diventa un’occasione per rinsaldare la comunità.

È sorprendente notare come nonostante il passare del tempo, la tradizione, seppur cambiata nella forma durante il passare dei secoli, sia rimasta simile nello spirito: un momento per ritrovarsi, un momento per passare del tempo tutti insieme, una ragione per celebrare la vita nonostante le festività ricordino persone che non ci sono più…

Buon “molti e molti” a tutti!